Il contributo di Repo nel campo delle pubblicazioni di settore
di Moe TDT

Roberto “Repo” Malpensa non è stato, ovviamente, soltanto un writer, ma tra le tante cose anche un agitatore culturale che riteniamo sia importante ricordare attraverso le parole di una persona vicina, Moe Adda, PK, TDT, NG.
In questo progetto c’è una voce che manca, una voce importante e autorevole: quella di Repo. Nei miei ricordi ho cercato di ricostruire la figura dell’amico e le gesta del writer ma so benissimo che la mia è per ovvie ragioni una visione parziale anche se insieme a pochi altri, penso a Grom, Enko e Neoh in particolare, sono uno di quelli con cui ha avuto un rapporto “operativo” prolungato. Nel mio caso oltre vent’anni. Repo però ha disegnato insieme a tantissime persone con le quali ha avuto anche momenti particolarmente intensi, legati soprattutto al trainwriting e forse, non potendo raccontare in prima persona la propria storia, questa potrebbe essere ricostruita attraverso le voci di chi gli è stato accanto.
Per una notte o per anni.
Personalmente c’è però un aspetto che posso ancora raccontare di lui ed è il suo importantissimo contributo come divulgatore della Cultura dell’Aerosol Writing. I suo meriti in seno al Movimento vanno infatti oltre quelli dell’artista, del semplice militante della scena. Roberto negli anni ha contribuito con scatti fotografici, testi e lavori di grafica a diverse iniziative legate all’editoria del settore, al tempo unicamente underground. È stato inoltre il cervello e l’anima di tre fanzine di writing. Una in particolare, Taking Over, ha avuto un ruolo importantissimo nell’illustrare la scena italiana del bombing nel primo decennio del nuovo millennio. Mi fa dunque piacere condividere quanto ricordo di queste sue iniziative.
Spray Assault (1996-1997)

Quando ci siamo conosciuti, nel 1997, Repo aveva appena perfezionato l’uscita del secondo numero di Spray Assault, la sua prima fanzine completamente autoprodotta e autofinanziata. Non conosco i dettagli della sua gestazione perché non vi ho assistito, ricordo però che la redazione era composta, oltre che da Repo ovviamente, anche da Rain2, Vortex, Deega e Si-Low3. Gran parte delle foto erano, come d’uso all’epoca, riservate alla scena locale, non mancavano però anche scatti provenienti da altre città. Era molto orgoglioso di questo lavoro e benché fatto completamente “a mano” era un prodotto davvero notevole. Me ne ha regalata subito una copia, e devo dire che a me non faceva impazzire ma quello che non capivo, al di là del risultato, era il fatto che fosse una cosa pazzesca che un ragazzo di soli diciassette anni fosse stato in grado di realizzare praticamente da solo una fanzine e portarla oltre il canonico primo numero. Bella o brutta che fosse.
I contenuti sono quelli tipici della fanza anni Novanta, foto di pezzi divisi in sezioni: bombing, treni e muri, una pagina per i bozzetti e l’immancabile intervista a un rapper, Esa in questo caso. C’erano inoltre alcune pagine dedicate a un fumetto disegnato da Roberto. Il fumetto era a quel tempo l’altra sua grande passione, non nascondeva infatti che gli sarebbe piaciuto fare quello “da grande”. La cosa che maggiormente sorprende è però quello che si trova nella terza di copertina ovvero un elenco, con tanto di logo e contatti, di numerose fanzine europee (Danimarca, Svezia, Germania, Svizzera, Francia, Olanda e Norvegia) ma anche intercontinentali (Australia, Sud Africa e USA).

Siamo in un periodo in cui Internet praticamente esiste solo a livello teorico, i telefoni cellulari sono poco diffusi e in ogni caso si tratta di uno strumento riservato unicamente agli adulti. Può dunque sembrare strano che un ragazzo così giovane avesse questo tipo di relazioni. Non per chi lo conosceva, Roberto infatti fin da giovanissimo parlava perfettamente inglese, un buon tedesco e teneva costanti relazioni epistolari con relativi scambi di fotografie e fanzine con tantissime persone, in Italia come all’estero. Dopo questa seconda uscita Spray Assualt ha cessato di esistere, un po’ perché alcuni dei componenti la redazione avevano smesso di dipingere e soprattutto perché Repo negli anni immediatamente successivi si è concentrato maggiormente sull’attività di writer.
Per Roberto, personaggio poliedrico che conosceva molte delle tecniche del comunicare, questo sarà uno dei molti test per quella che sarà la sua vita professionale da uomo adulto. Abbandonato il sogno del fumetto (che lo aveva messo in contatto persino con Todd Macfarlane e la sua Image Comics) non ha comunque mai accantonato l’idea di riprendere il discorso editoriale. Vero cultore della lettera stampata, a cavallo del Millennio stava sostituendo la sua primigenia passione con quella ben più concreta e foriera di possibili risvolti lavorativi per la computer grafica. In questo senso ha trovato la sponda perfetta in Longe, già appassionato e competente in materia, dalla cui partnership prenderà vita una nuova iniziativa editoriale.
Pressure (2000)



Vede le stampe quindi nel 2000 Pressure, una fanzine pensata e realizzata da Repo e Longe in collaborazione con Enko, Grom e Deega. La gestazione è stata piuttosto lunga soprattutto a causa del perfezionismo, a volte maniacale, di Longe che si occuperà del layout.
Il risultato sarà ancora una volta notevole, Pressure è infatti un prodotto perfetto, patinato e con soluzioni grafiche di grande pregio, il tentativo è chiaramente quello di fare un passo in avanti rispetto alle fanzine “classiche” rivolgendosi non più unicamente ai writer ma anche agli appassionati di arti visive in generale. Nonostante la qualità della confezione e dei contenuti, sono presenti un’intervista a Lokiss e ai Southside di Swet, eterno pallino di Repo, non lascerà il segno sperato, Pressure finirà per collocarsi nel novero delle molte fanzine che ancora circolavano a inizio millennio.
Avrebbe sicuramente meritato di più ma al di là del risultato ricordo questo periodo come uno dei più divertenti della mia vita bolognese. In questa occasione il mio ruolo è solo quello di corriere per il materiale fotografico, porto a Bologna quello che raccolgo dagli amici a Milano. La circostanza particolare era che Longe disponeva delle chiavi di un locale interno alla biblioteca della mia facoltà in cui c’erano i Mac su cui lavoravano lui e Roberto. Ci andavamo in tarda serata, quando non c’era nessuno e a volte ci fermavamo fino all’alba. Io, Grom e Miche passavamo il tempo a guardare i siti porno finché non partivano le schermate a raffica… riuscivamo a impallare più di un computer a sera. Io non ne possedevo ancora uno e per me era una novità assoluta. Una volta abbiamo cercato anche di scassinare l’ingresso della biblioteca per permettermi di rapinare i libri di testo, che costavano tantissimo. Non ci siamo riusciti.
Il progetto a cui il nome di Roberto resterà legato per sempre, nel microcosmo della sottocultura Aerosol, è senza dubbio Taking Over.
Taking Over (2002-2015)


Il titolo è già una dichiarazione d’intenti ed è facile supporre quale possa essere il contenuto della pubblicazione: il bombing, in tutte le sue declinazioni. Nel giro di un paio di numeri Taking Over diventerà la fanzine di riferimento dei bomber italiani. Non si tratta di un risultato scontato, anzi.
In questo primo scorcio di decennio Internet e la contestuale rapidissima circolazione delle immagini di graffiti hanno ormai spostato molti equilibri nella scena, mandando quasi in pensione le “tradizionali” fanzine. Per Taking Over i writer fanno nuovamente la gara per essere pubblicati in una rivista cartacea, come succedeva meno di una decina di anni prima. A riprova dell’importanza e della validità del progetto c’è la longevità di Taking Over: quindici numeri nell’arco di tredici anni. A contribuire al successo di questa rivista non è però solo il contenuto ma anche, forse soprattuto, la forma. Sono infatti molte le intuizioni vincenti: il piccolo formato (A5), quasi da rivista tascabile;
la distribuzione gratuita a cui non ha mai voluto rinunciare anche quando l’audience sarebbe stata disposta a pagare, come avveniva per tutte le altre fanzine;
la scelta del bianco/nero a sottolineare una cosa che a Repo, come a moltissimi writer, premeva molto: l’importanza e la centralità della lettera.

L’oggetto riprende, dal punto di vista materiale e concettuale, un’idea sviluppata insieme a Wilma per un elaborato d’esame all’Accademia di Belle Arti dal titolo “Agitare prima dell’uso”.
I primi numeri verranno realizzati in copisteria come normali fotocopie rilegate a punto metallico ma con il tempo la gestione della stampa, delle soluzioni grafiche e la scelta della carta diventeranno molto più ricercate e raffinate. A livello contenutistico la fanzine rimarrà sempre aggiornata, “sul pezzo” come usa dire, grazie alla collaborazione di writer delle generazioni successive (Migg, Rouge e Leon).
Repo stava da tempo pensando anche alla possibilità di raccogliere tutte le uscite in formato libro e riprendere poi la pubblicazione dal numero 16, purtroppo non ne ha avuto il tempo però, alcuni suoi amici e collaboratori, con il supporto di Graffitishop, hanno voluto dare seguito alla sua idea portandola a compimento: uscirà infatti a breve il libro “Taking Over. The Book”. Io ritengo sia una cosa pazzesca, bellissima, che serve a dare la misura di quale scia di affetti e di affetto Roberto si sia lasciato alle spalle nella sua vita. Le sue iniziative continuano a vivere anche nell’operato di chi gli ha voluto bene.
Oltre all’attività editoriale in cui è stato impegnato in prima persona Repo ha contribuito con i suoi scatti fotografici a numerosissime pubblicazioni, sia riviste che libri, tanto che è impossibile citarle tutte. Ha scritto inoltre alcuni articoli per Garage Magazine, e, in collaborazione con Carlo Branzaglia, anche per il Resto del Carlino.
Il suo ultimo contributo in questo ambito è stata la progettazione grafica e l’impaginazione del libro “Buio dentro. L’età leggendaria del writing underground a Milano (1987-1998)”, un lavoro piuttosto significativo che ricostruisce le origini del bombing a Milano.

Questo è quanto ricordo io della sua attività in quest’ambito, so che ci sarebbe molto altro da dire, Roberto mi ha sempre raccontato quello che faceva nel dettaglio e mi ha insegnato un sacco di cose… molte purtroppo non le ho colte, erano oltre la mia portata. Ognuno ha i propri limiti, questo il mio: avrei dovuto imparare di più ma non potevo sapere che la campanella sarebbe suonata così presto.
Mi piace concludere con una considerazione generale: tutto il gruppo delle mie amicizie “bolognesi” (Repo, Grom, Longe, Wilma, More e Vortex) è stato in grado di dare vita a progetti di grande valore e spessore sia artistico che culturale grazie a un’arma vincente, una caratteristica che arriva diretta dalla loro “bolognesità” ovvero la capacità forte di essere un gruppo coeso, capace di prendere il meglio di ognuno e metterlo a frutto e al servizio del progetto comune.
(Moe)