Intervista a Dante Cavicchioli – Modena
di Pietro Rivasi
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Dante Cavicchioli è un amante dell’arte urbana che, da ormai più di 15 anni, fotografa tutte le tracce che trova nelle città, spingendosi a camminare in luoghi proibiti, come i binari delle ferrovie o in stabili abbandonati. Il suo archivio, che oggi raccoglie materiale da tutte le regioni d’Italia e anche dall’estero, ha permesso a moltissimi artisti e ricercatori di accedere a materiale considerato distrutto.
Ho iniziato a lavorare subito dopo le scuole medie e contemporaneamente, la sera, in 3 anni mi sono diplomato in disegno meccanico.
Ho cominciato ad interessarmi di fotografia prima della naja nel 1970 e appena tornato, ho cominciato a stampare in bianco e nero, che ho poi abbandonato per le diapositive.
I primi lavori di arte urbana che ho fotografato, sono stati l’ex Palazzo dello sport, il ponte Cialdini e il sottopasso della tangenziale, a Modena.
Il primo pezzo che mi ha molto incuriosito, per le dimensioni e per la forte carica eversiva, è stato l’uomo di Blu che in seguito è stato “mutandato” (Icone 2004).



L’altro fatto che mi ha fatto appassionare, è stato conoscere Blu nel 2006 al palasport.

L’ho avvicinato per chiedergli se erano suoi i pezzi che Dead Meat stava facendo a Modena in quel periodo… Lui poi mi ha detto dove trovare dei pezzi suoi a Bologna (XM24, ponte San Donato) e Castelfranco (teatro Dadà). Così, sulle sue tracce, ho cominciato ad andare in giro, prima a Bologna e poi nel resto d’Italia. Altra cosa è stata fare conoscenza con gli organizzatori di Icone, che mi ha permesso di incominciare a capire un po’ di cose.