Intervista a Raon (AKS) – Piacenza
di Pietro Rivasi
- Dal
- 1994
- Città
- Piacenza
- Crew
- AKS

Piacenza è una delle città italiane con la più lunga ed importante tradizione di trainbombing, disciplina di cui Raon è stato esponente di spicco per diversi anni.
Quando hai sviluppato interesse verso il writing e/o arte urbana più in generale?
Erano i primi anni ’90, parliamo del 91/92/93 circa e andavo alle scuole medie.
Un mio compagno di classe un giorno venne a scuola con un giornale, Aelle. Sfogliandolo rimasi del tutto rapito dai colori, dai muri e dai treni dipinti. È stato un autentico shock ,soprattuto quando tra una foto e l’altra vidi dei pezzi firmati Rok con provenienza Piacenza.
Da quel giorno cominciai a comprare regolarmente Aelle e iniziai a cercare di copiare sui quaderni i pezzi che mi piacevano di più.
L’amore vero, la vera scintilla, è scoccata quando un giorno in una via di passaggio della mia città, vidi un bombardamento selvaggissimo di throw up e tag firmati da Rok, i TCS ed altri writers riminesi e bolognesi, la vera old school italiana… Durante quel periodo comparvero nelle vie della città le tag di Eron, un writer riminese membro della TCS che all’epoca su Aelle mi faceva rimanere a bocca aperta ad ogni foto.
Mi ricordo un suo pezzo stupendo che al posto della lettera O aveva ritratto Maurizio Costanzo, disegnato benissimo, con il messaggio “consigli per gli artisti”.

Come era la situazione nella tua città all’epoca, c’erano già segni riconducibili a questi movimenti quando tu hai cominciato?
In concomitanza con l’uscita di Aelle magazine in giro per la città iniziavo a vedere i primi pezzi e bombing di Rok e i suoi soci. Passavo le giornate in bici, spesso anche da solo, a girare la città per vedere se usciva qualcosa di nuovo.
Ricordo che all’epoca a Piacenza non esistevano hall of fame e i writers andavano ad imbiancare i muri da colpire per poi concludere i pezzi giorno dopo giorno, notte dopo notte. Al mattino si vedeva la traccia, dopo qualche giorno la colorazione e man mano le opere venivano terminate… stupendo!!
Quali sono i primi segni che hai visto dal vivo e ti hanno colpito e perché?
I primi segni che ho visto dal vivo e chi mi hanno letteralmente fatto innamorare di questa disciplina sono state le tag e bombing di Rok ed Eron che nonostante fosse di Rimini a Piacenza era molto presente.
Loro formarono la crew che ho nel cuore, i TCS: The Criminart System.
Credi che ci siano stati dei locali o delle situazioni, istituzionali o meno, che possano aver contribuito al loro sviluppo?
Nella mia realtà, piccola città di provincia, non credo siano mai esistiti.
Nel tempo, come è evoluto il tuo rapporto con queste forme d’espressione?
Nel tempo incominciai, dopo essere stato spettatore per diversi anni, a voler iniziare anche io a lasciare il mio segno.
Incominciai con qualche amico dell’epoca, parliamo del 1994 a mettere qualche tag in giro e provare a fare qualche muro illegale in posti nascostissimi e molto remoti.
Un giorno, quasi per caso, conobbi Kane che a sua volta mi presentò Enok e suo fratello.
Loro, oltre che essere writers provetti, erano anche appassionati di musica hip hop e break dance.
Iniziai capire il movimento un po’ più a 360° e con loro, che avevano la mia stessa passione per i graffiti, iniziammo a dipingere con una certa continuità.
Con il passare del tempo e con la fortuna di conoscere Dem e Cook due writers lombardi, fondammo la nostra crew: AKS. Era il 1996.

Avere la fortuna di poter condividere la propria passione, il proprio stile di vita, con altre persone spinge a volersi migliorare giorno dopo giorno.
Dem era sicuramente un precursore di questo, ci faceva vedere fanzine internazionali, foto inedite di suoi amici di altre città con cui era in contatto e ci ha portati a fare cose sempre più belle e stilose.
Negli anni che vanno dal ’95 in poi i treni vennero presi letteralmente d’assalto dalle crew italiane, mi ricordo che passavo intere giornate e mattinate in fuga da scuola in stazione per vedere i treni dipinti.
Arrivavano sulle banchine decine e decine di vagoni dipinti da Bologna e da Milano, end to end degli RB, i vari Longe, Chob e Texas, i regionali devastati dai TAK – GR .
Vedendo questo fenomeno dal vivo quotidianamente ho capito che a me sarebbe piaciuto dipingere i treni, fare pezzi leggibili, apparentemente semplici, da poter essere chiusi nell’arco di poco tempo.
In funzione di questo, piano piano ho studiato il mio nome in una forma adatta a queste superficie.
Ho dipinto praticamente solo treni dal 1996 agli anni 2000 poi per una serie di ragioni personali smisi completamente di dipingere. Ripresi nell’anno 2007 in maniera molto molto attiva, ma alla fine di quell’anno per motivi lavorativi dovetti smettere di nuovo.
Hai una opinione rispetto al modo nel quale queste forme si sono evolute nell’arco degli anni, fino ad oggi?
Sicuramente l’aver avuto accesso a tutto il materiale fotografico possibile e immaginabile con internet, e con il fatto che negli anni i writers si sono moltiplicati, ha dato modo a molte persone di poter migliorare ulteriormente e di prendere numerosi spunti..
Gli stili a mia avviso negli anni si sono evoluti e il livello è davvero molto alto, lo vedo spesso anche dal vivo sui treni.
Trovo molto interessante il fatto che in base alle zone geografiche, senza voler generalizzare, si notino stili diversi. Io ho sempre apprezzato moltissimo lo stile nord europeo come quello dei VIMOAS e gli ALL oltre che dei francesi SDK.
C’è un pezzo, una tag, che per te meriterebbe di essere riconosciuto istituzionalmente come rilevante dal punto di vista socio-storico-artistico-culturale per lo sviluppo di queste forme d’espressione (legato alla tua esperienza diretta magari, oppure anche qualcosa che hai visto su libri o riviste)?
Indubbiamente Rok ed Eron per tutto quello che hanno rappresentato per me, senza di loro non avrei mai iniziato probabilmente. E ricordiamoci che a modo loro, sono tutt’ora in attività.