WRITING

Intervista a Tails (C>> – AS – TAF – ARF) – Ravenna
di Pietro Rivasi

Tails è un writer che ha rappresentato un punto di riferimento per il bombing nell'area Romagnola a cavallo degli anni 2000, anche grazie ai rapporti instaurati a Venezia, città in cui ha studiato.
Città
Ravenna
Crew
C>> - AS - TAF - ARF

Intervista a Tails (C>> – AS – TAF – ARF) – Ravenna

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WRITING

Intervista a Tails (C>> – AS – TAF – ARF) – Ravenna
di Pietro Rivasi

Tails è un writer che ha rappresentato un punto di riferimento per il bombing nell'area Romagnola a cavallo degli anni 2000, anche grazie ai rapporti instaurati a Venezia, città in cui ha studiato.
Città
Ravenna
Crew
C>> - AS - TAF - ARF
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Quando hai sviluppato interesse verso il writing e/o arte urbana più in generale?

Ho cominciato ad interessarmi al writing nel 1994, facevo la terza media. Andavo spesso a Rimini a trovare mia zia e casa sua era attaccata al porto canale, luogo in cui in quegli anni si potevano ammirare delle murate bellissime. I pezzi che mi colpirono di più furono quelli di Eron e altri writer che avevano dipinto lì.. ma all’epoca non sapevo nulla di cosa ci fosse dietro a quelle scritte sui muri.

Vista del porto canale - Rimini. Archivio Tails
Vista del porto canale – Rimini. Archivio Tails
Eron - Rimini. Archivio Tails
Eron – Rimini. Archivio Tails

Avevo da poco scoperto la musica rap e durante l’estate in spiaggia a Ravenna ho conosciuto un gruppo di ragazzi di Milano e Bologna che erano qua in vacanza. Quei ragazzi mi hanno spiegato cosa fossero il writing, l’hip-hop e tutto il resto.. mi si è aperto un mondo nuovo ed era proprio ciò che stavo cercando. Grazie a loro ho scoperto anche l’esistenza di Aelle, unica rivista che al tempo circolava in edicola e che grazie alla sua “facile” reperibilità dava modo a chi seguisse il writing o le altre discipline legate all’hip-hop di tenersi aggiornato.

Ricordo che in quegli anni (1994-1995) giravano anche un sacco di treni dipinti e spesso andavo a Bologna a passarmi il pomeriggio in stazione a fotografare i pezzi sulle fiancate. Lo snodo ferroviario più grande d’Italia offriva un sacco di materiale freschissimo proveniente da tutte le regioni.



Come era la situazione nella tua città all’epoca, c’erano già segni riconducibili a questi movimenti quando tu hai cominciato?


A quel tempo era molto difficile conoscere altra gente che si interessasse al fenomeno, almeno a Ravenna. Nella mia città tag e pezzi si contavano sulle dita di una mano (due al massimo) ed erano opera dell’unica crew attiva a quel tempo, la RDS (Stuko, Meko, Keo, Spoon), di cui però non conoscevo nessuno di persona.

Tra la fine delle medie e la prima superiore ho conosciuto altri ragazzi (Flake/Fore, Smog e molti altri) che dipingevano e insieme abbiamo fondato la nostra prima crew, la MKZ (successivamente evoluta in TAF quando è iniziata l’amicizia con Keo). In quegli anni assieme a loro ho iniziato ad andare in giro a fare le mie prime tag e throw-up. Devo ringraziare Smog per tutte le informazioni e le cose nuove che mi ha insegnato, è stato un vero e proprio maestro e fratello maggiore per me.



Quali sono i primi segni che hai visto dal vivo e ti hanno colpito e perché?

I primi pezzi che ho visto dal vivo e che mi hanno colpito più di tutti sono stati, come dicevo prima, quelli di Eron al porto canale di Rimini, quelli di Ciufs e Rusty della SPA al Livello57 di Bologna (sempre lì quando ho visto la rampa da skate col pezzo leggendario di Eron con i binari e il cartello della stazione di Bologna nello sfondo non credevo ai miei occhi) e tutti i treni che vedevo girare dipinti (Chob, gli RB e in generale tutto ciò che arrivava sulla sfigatissima linea di Ravenna)

Eron TCS al Livello 57 circa 1996
Il pezzo di Eron TCS sulla rampa da skate di Zona Dopa / Livello 57 – Courtesy of the artist

Nel periodo 1995-96 ricordo che andavo matto per i lettering incomprensibili di Lego di Rimini e i pezzi “carnosi” di Tawa e Cano (16K) di Milano. Una parete che mi ha colpito molto nella mia città è stata quella fatta da Stuko e Meko (RDS) vicino al centro commerciale Gallery e un pezzo all’interno di un negozio di skate/surf (Danger Surf Area) di Ravenna, sempre dipinto da Stuko.

Lego sul porto canale di Rimini. Foto archivio Tails
Lego sul porto canale di Rimini. Foto archivio Tails

Credi che ci siano stati dei locali o delle situazioni, istituzionali o meno, che possano aver contribuito al loro sviluppo?


Il primo locale che mi viene in mente è il Livello57 di Bologna, in quel periodo è stato un centro nevralgico fondamentale per l’espansione e la diffusione del writing e del movimento hip-hop. A livello di eventi non saprei, sicuramente molte jam organizzate nella zona Bologna-Rimini hanno contribuito a fare conoscere il movimento a molta gente della mia città e dintorni.

Nel caso di Ravenna sicuramente al tempo il Valtorto è stato il punto di ritrovo di molti ragazzi legati al movimento hip-hop. Una situazione interessante e creatasi spontaneamente invece è stata quella della Coop: dopo che si era formato un nutrito gruppo di persone che gravitavano attorno al writing e all’hip-hop in generale, abbiamo cominciato a trovarci tutti quanti sotto il porticato di una Coop di Ravenna. Per qualche anno è stato un luogo di ritrovo per molti di noi, c’era chi ballava, chi faceva bozze, chi rappava e chi stava lì anche solo per la compagnia.

DropC CKC e Honet sul lungolinea in prossimità del Livello 57 - Bologna. Foto archivio Tails
Rub, Chob, DropC, Honet, Milk, Shot sul lungolinea in prossimità del Livello 57 – Bologna. Foto archivio Tails

Nel tempo, come è evoluto il tuo rapporto con queste forme d’espressione?


All’inizio il writing è stato un modo per esprimermi fuori dagli schemi ed ovviamente un gesto di ribellione.

È inutile girarci tanto attorno: si tratta di arte che nasce dal gesto illegale e dal rifiuto delle regole imposte. Penso che questo sia uno dei motivi che hanno spinto molti come me ad uscire e ad andare a fare tag e pezzi sui muri e sulle fiancate dei treni. 
L’illegalità è uno dei punti chiave di questa forma d’espressione, alla quale si affianca parallelamente la parte artistica e di ricerca. Ricordo in un’intervista a Daim che lessi al tempo su Aelle questa frase:

dipingere illegalmente fa in modo che un writer impari ad agire con velocità e con sostanza.

Niente di più vero.

Dal punto di vista stilistico ero affascinato dal lettering più di ogni altra cosa, per cui lo studio delle lettere e la ricerca di un lettering che mi contraddistinguesse sono stati elementi costanti nel mio percorso.

Dopo la prima fase di tag e pezzi in giro per la città sono passato, a cavallo tra il ’99 e il 2000, a quello che considero il gradino più in alto e più “puro” della disciplina: il trainbombing.
 Il primo contatto con i treni l’ho avuto a 17 anni durante un viaggio-vacanza a Firenze in cui ero andato a trovare il pesarese Yahoo (AS, assieme a Cazem) che al tempo frequentava l’università lì.

Impossibile dimenticarmi di quel viaggio e delle persone che ho conosciuto in quei giorni.. oltre a me, erano ospiti a casa sua i torinesi Corn, CND, Fred, Ceme e Skar. Ero il più giovane in mezzo a gente più grande ed esperta che masticava metallo e si muoveva nei depositi già da tempo, mi hanno dato una spinta ed una motivazione unica.
Dopo pochi mesi mi sono trasferito a Venezia per frequentare l’università e lì ho conosciuto tantissimi altri ragazzi che dipingevano, tra questi Capo, Read/Wons e Onion/Fargo. Avevo visto i loro pezzi sulle fanze, in particolare ricordo quelli di Capo su Arcano Revue e successivamente sul mitico 10000 Maniacs che produceva assieme a Joys.

Read/Wons era una leggenda per la miriade di pezzi che aveva dipinto sui treni cosiddetti arancioni, tipici di quell’area veneta al tempo. Sono persone speciali con le quali sono nate solide amicizie che continuiamo a coltivare ancora oggi. Nel 2001 abbiamo fondato la C>> (Doppia Freccetta Click) e ci abbiamo dato sotto come non mai. Sempre in quegli anni ho viaggiato tantissimo, in Italia e all’estero, ed ho avuto modo di conoscere un sacco di persone e di situazioni che mi hanno arricchito tantissimo.

Proprio durante questi viaggi sono entrato in contatto con Mosone, Kotone e Poe, che nella capitale ci davano sotto per davvero. Dopo poco mi hanno accolto nella loro crew, la ARF, come a suggellare un’amicizia e un’intesa che non aveva limiti geografici. Ho sempre avuto la sensazione che, in qualsiasi città mi trovassi, i writer locali fossero coloro che conoscevano meglio di tutti le dinamiche sociali del territorio.. sapevano come e dove muoversi, chi c’era e cosa succedeva, quali luoghi evitare e quali prediligere.

Vista su un deposito ferroviario. Archivio Tails

 Quello è stato il periodo di massima motivazione, non solo per me ma in generale; è come se si avvertisse nell’aria la voglia di dipingere il più possibile e ovunque, soprattutto sulle fiancate dei treni.
 Sono stati anni in cui ho dipinto con un’intensità unica e ho prodotto centinaia di pezzi.

Tails C>> treno panoramico SBB CFF FFS 2003
Tails C>> Treno panoramico SBB CFF FFS – Courtesy of the artist
C>> Crew Alcoa Venezia
Doppia Freccetta Click – Alcoa, Venezia. Courtesy of the artist

In quel periodo ho capito che la spinta più forte stava proprio nella condivisione dei momenti vissuti nei depositi con le altre persone che si trovavano lì con me. Chi si trovava lì a dipingere i treni non lo faceva per posa o per fare le storie su Instagram, ma ci credeva e rischiava l’arresto, multe e processi.

Ho capito quanto fossero importanti le persone con cui condividevo quelle avventure e quanto mi hanno influenzato, non tanto dal punto di vista stilistico, ma umano.

Oggi continuo comunque ad essere attivo, purtroppo non più sui treni, anche se penso sempre ai “tempi d’oro” e spesso mi piacerebbe tornare alle scorribande tra i binari (ma sono troppo vecchio!).
 In questa fase recente mi dedico all’esplorazione di fabbriche e luoghi abbandonati assieme ai miei amici ed alle situazioni più tranquille.

Hai una opinione rispetto al modo nel quale queste forme si sono evolute nell’arco degli anni, fino ad oggi?


Da qualche tempo questa è diventata per me una questione difficile da affrontare.
 Non mi sono mai sentito un “integralista” dei graffiti e non ho nulla contro la naturale evoluzione (e deragliamento) dei movimenti artistici, e posso dire di essere uno dei tanti testimoni dello sviluppo del fenomeno da 25 anni a questa parte.

Siamo nel pieno del boom della street art, termine che vuol dire tutto e niente.. ormai qualsiasi cosa fatta in strada è catalogata come street-art e anzi siamo arrivati ad un punto in cui anche dipingere una tela in studio, esporre in una galleria o disegnare illustrazioni con la tavoletta grafica rientrano nel calderone fumante del termine. Trovo questa cosa paradossale perché nella visione generale contemporanea probabilmente anche mio padre o mio nonno (entrambi pittori) sarebbero oggi catalogati come street-artist.. loro andavano a fare i quadri in darsena a Ravenna o si piazzavano in strada col loro cavalletto a dipingere! 
Senza divagare troppo, penso comunque che l’unica cosa da fare sia constatare che il movimento abbia avuto la propria evoluzione in modo naturale e che ora si sia arrivati a questo punto.

Andando indietro nel tempo, ricordo quando vidi i pezzi-stampino dello spagnolo La Mano (dipingeva ovunque solo delle gran mani, tutte uguali) o i primi pezzi di Blu in giro per Bologna e ne fui subito affascinato, li trovavo incredibilmente innovativi. Quella è stata per me l’inizio della “nuova fase” nella linea temporale della disciplina.. e poi da lì tutto ha continuato a mutare ed evolvere fino a ciò che è diventato oggi.

Ci sono due cose che non sopporto della situazione contemporanea: l’istituzionalizzazione di questa pratica artistica e la nascita di curatori improvvisati di eventi di street-art, che poi grazie alle politiche istituzionali diventano i “portavoce” del fenomeno della città. 
Ritengo che Blu sia uno dei pochi artisti coerenti, lo dimostra il fatto che appena ha sentito parlare di musealizzazione delle pareti che stavano in strada ha deciso di auto-cancellare le proprie opere (“i magnati magnano”, cit. Blu)
.

La cosa comunque è davvero paradossale: tutto è nato in un certo modo e ora, soprattutto a causa dei media e delle istituzioni, sta sfociando nell’opposto degli intenti iniziali. D’altra parte però capisco che la cosa vada bene a molti, poiché oggi è possibile vivere o guadagnare grazie alla propria arte.



C’è un pezzo, una tag, che per te meriterebbe di essere riconosciuto istituzionalmente come rilevante dal punto di vista socio-storico-artistico-culturale per lo sviluppo di queste forme d’espressione? 


Sinceramente non vorrei riconoscere istituzionalmente proprio niente: il writing è una cosa solo per i diretti interessati e vorrei ricordare che si tratta di arte estemporanea. Potrei dire che i pezzi dipinti sui treni delle FN da Dumbo nel 1998 sono fondamentali dal punto di vista socio-storico-artistico-culturale, ma sono stati cancellati dagli addetti alle pulizie il giorno successivo perché impedivano di leggere il codice del vagone.

Dumbo VDS FIA sulle FNM
Dumbo VDS FIA sulle FNM

Ricollegandomi al discorso che facevo nella risposta precedente, per quel che mi riguarda non esiste alcuna musealizzazione né istituzionalizzazione possibile per quest’arte, sarebbe una forzatura ed una cosa opposta agli intenti iniziali per cui è nata.