Intervista a Paniko (PMC) – Bologna
di Pietro Rivasi
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Quando hai sviluppato interesse verso il writing e/o arte urbana più in generale?
Il mio interesse per il writing è nato nei primi anni ’90. Incuriosito mi sono avvicinato a questa pratica grazie alle prime immagini e foto che ritraevano muri e treni dipinti su libri e film tipo Subway Art e Beat Street.
Come molti writers ho iniziato scrivendo il mio nome, facendo una continua ricerca sul Lettering.

Come era la situazione nella tua città all’epoca, c’erano già segni riconducibili a questi movimenti quando tu hai cominciato?
Quando io ho cominciato c’erano già Hall of Fame legali ed illegali in giro per la città, io sono sempre stato attratto dalla linea ferroviaria, poi nel 1994 vennero a dipingere sul muro esterno della vecchia sede del LINK di via Fioravanti, Phase 2 e Vulcan da New York per il Festival Dal muro alla pelle con una esposizione di diversi lavori di tattoo artist, writer e artisti underground.

Quali sono i primi segni che hai visto dal vivo e ti hanno colpito e perché?
I segni che mi hanno maggiormente colpito sono state le tag di Pea Brain e Ck8 che dalla metà degli anni ’80 hanno ricoperto i muri di Bologna.
A me hanno trasmesso un grande senso di libertà, sia per i luoghi in cui si trovavano, che per le loro dimensioni, quanto per gli strumenti usati per realizzarle: spray, marker, pennello, rullo e spruzzino.
Credi che ci siano stati dei locali o delle situazioni, istituzionali o meno, che possano aver contribuito al loro sviluppo?



Secondo me il contributo allo sviluppo di questo fenomeno è stata la radio, che ha diffuso tramite musica e informazioni sui luoghi di aggregazione dove si potevano trovare i festival e le feste di quegli anni a Bologna, dove erano presenti diverse realtà sociali street dell’epoca.
Nel tempo, come è evoluto il tuo rapporto con queste forme d’espressione?
Parallelamente all’attività nel mondo del writing ho proseguito una carriera artistica legata alla scultura e alla pittura in nome della sperimentazione di materiali e tecniche trasferendo l’esperienza del writing su supporti metallici. Lavorando nel settore grafico metalmeccanico mi è venuto naturale utilizzare il metallo come evoluzione della mia arte. Mi piace customizzare gli oggetti rendendoli ancora più originali.
Hai una opinione rispetto al modo nel quale queste forme si sono evolute nell’arco degli anni, fino ad oggi?
A metà degli anni ’90 ci fu un cambiamento di stile in Italia (soprattutto nel lettering) che si affacciava più al nord Europa piuttosto che al classico wild style con forme complesse tipico di New york, probabilmente dovuto al passaggio di Writers di altre città che venivano a dipingere, attratti in Italia da Metro e Festival di Aerosol Art portandosi forme più semplici e di facile lettura. Credo che il writing abbia subito un forte cambiamento con l’avvento di internet e social sia per quanto riguarda i messaggi che per quanto concerne la tecnica che caratterizzavano l’approccio delle prime generazioni.
C’è un pezzo, una tag, che per te meriterebbe di essere riconosciuto istituzionalmente come rilevante dal punto di vista socio-storico-artistico-culturale per lo sviluppo di queste forme d’espressione?
Come citavo in precedenza indubbiamente i pezzi di Phase 2 e Vulcan presso il vecchio LINK.
Ci sono due cose per le quali ricordo vividamente i lavori della tua crew negli anni ’90 e sono le tag con tratti a fat giganteschi e i tetti in giro per Bologna, in posti pazzeschi. Non era comune all’epoca vedere cose del genere, cosa ti ha ispirato a farle?
Quando abbiamo iniziato, la scena di bombing di tetti e tag a fat giganti non era tanto attiva, abbiamo capito che l’unico modo per fare durare una tag o un pezzo era quello di farlo in posti tattici ma scomodi nella rimozione, l’esigenza che avevamo era quella di occupare e colorare spazi, Hall of fame che ci permettessero di esprimerci con i nostri pezzi e la sperimentazione di stili.
PMC è una crew nella quale militano anche rapper, piuttosto famosi oltretutto. Potresti raccontarmi qualcosa su questo gruppo e sul suo legame con la realtà bolognese?
Nel 1995 nasce la PMC (Porzione Massiccia Crew) composta da Paniko , Enok e Gianni; eravamo writer, mc e breaker. Nel 1996 entrano a far parte del gruppo anche il rapper Joe Cassano ed il writer Flef, negli anni di seguito il gruppo si è evoluto ed ha ampliato il numero di membri al suo interno, caratterizzandosi anche per la sua multiculturalità.
A Bologna era molto forte l’influenza di squat, radio e centri sociali in cui si dava piu voce a queste realtà, concepiti anche come mezzi per esprimere le proprie opinioni e diffonderle trasformandole in arte e cultura.



I luoghi che maggiormente ci hanno influenzati sono l’Isola nel Kantiere e il vecchio Livello 57 in via dello scalo. Grazie alla Radio eravamo presenti in trasmissioni di musica Rap il sabato sera su Radio K Centrale in cui si faceva freestyle con riferimento a storie di quartieri e writing ed era un punto di riferimento per gli appassionati di questa cultura.