Intervista a Mr. Mondo (AKS – OK) – Fidenza
di Pietro Rivasi
- Dal
- 1995
- Crew
- AKS - OK
- Città
- Fidenza

Mr. Mondo viene da una realtà periferica, Fidenza, dove è comunque riuscito a trovare stimoli e luoghi dove sviluppare un percorso personale.
Quando hai sviluppato interesse verso il writing e/o arte urbana più in generale?
Ho visto i primi graffiti quando avevo 12 in vacanza a Parigi con i miei. Ricordo i flash di alcuni pezzi colorati nei lungo linea dei treni.
L’anno dopo sono stato a casa di mia zia a Monaco di Baviera e uno dei mie cugini che aveva sette anni più di me faceva delle bozze e aveva un pezzo in camera sua. I suoi schizzi su carta mi avevano esaltato parecchio. Mi è sempre piaciuto disegnare in generale ma quel genere di disegni mi sembrava incredibile. I colori brillanti del pezzo avevano un’impatto pazzesco. Probabilmente sia le bozze che il pezzo in camera erano poca roba, ma all’epoca mi sembravano clamorosi.
L’anno successivo ho iniziato le superiori a Piacenza che rispetto alla realtà dalla quale venivo sembrava New York.
In città c’era un Footlocker dove presi un cappellino da baseball. A 14 anni ero ancora bambino. Quando un mio compagno di classe mi disse che con quel cappello sembravo un grafittaro lo presi come un complimento. Lui a scuola faceva sempre le bozze ed era molto più avanti di me. Cominciai anche io. Venni poi a conoscenza del fatto che al Footlocker in quel periodo distribuivano una fanzina di graffiti che si chiamava Aelle. Andai 1000 volte a cercarla ma purtroppo avevano smesso di tenerla. L’anno dopo uscì nelle edicole e quando riuscii a comprare il mio primo numero nell’edicola davanti alla scuola è stato come se avessi vinto 3 lotterie.
Come era la situazione nella tua città all’epoca, c’erano già segni riconducibili a questi movimenti quando tu hai cominciato?
La mia cittadina, ha 27 mila abitanti ma all’epoca ne aveva 23 mila. Se non fosse stato per il fatto che andavo a scuola a Piacenza non credo che avrei mai iniziato a fare i graffiti. Al giorno d’oggi le cose sono cambiate. Da anni Fidenza ha persino una scena skate molto interessante e anche se è a un’ora di strada dal mare è piena di surfisti. Nei primi anni ’90 invece certe tendenze considerate “alternative” erano decisamente poco diffuse. Zero diciamo.
Mi ritengo un campagnolo. Ho vissuto i miei primi 5 anni di vita in aperta campagna e ne sono fiero ma nel periodo delle superiori se nutrivi certi tipi di interessi la mia zona era alienante. Il fatto di andare a scuola in una realtà più grande mi aveva aperto un mondo. Per quanto riguarda i graffiti, a metà degli anni ’90 Piacenza era avanti anni luce rispetto a Parma che comunque era a me più vicina. Fidenza si trova infatti in provincia di Parma ed è situata sulla via Emilia a 24 km da Parma e 36 da Piacenza. Quest’ultima in quel periodo aveva già dei bomber su treno incredibili come Rok e Ryal dei TCS. In città era già transitata gente come Opak, Pum e Honet. Ovviamente ospiti di Rok.

Il quartiere chiamato “infrangibile” per via di una ex fabbrica di vetri infrangibili era dipinto tantissimo. Mi ricordo persino delle tag di Raky di Rimini, Ciufs di Bologna ed Eron che in strada a Piacenza si taggava Nore. Eron aveva fatto il militare a Piacenza e da li era nata la TCS.
Poi era pieno di bombing di Rok che su muro scriveva Boogie e Dixie. Ricordo un TCS di Eron che sembrava uscisse dal muro. Prima volta che ho visto l’idea delle crepe dentro le lettere.
Dei pezzi di Rok all’infrangibile però il mio preferito era un’illegale colorato sul fianco di un palazzo dove aveva scritto “mezzo”. Sulla sinistra del pezzo c’era un puppet con le braccia incrociate. Lo stile era un po’ quell’old school europeo tipo i pezzi su spray can art. Nell’insieme era curatissimo e preciso con un fondo sfumato con diverse gradazioni di arancione. Sarebbe tuttora un capolavoro.
In un’altra zona c’era un illegale colorato di Ryal vicino a un benzinaio. Da quel periodo in poi mi è rimasta la passione per gli illegali colorati e con i puppet vicino alle scritte.
Ryal tra l’altro mi hanno detto che adesso è un frate missionario. Bellissima e incredibile come cosa. Uno dei primi train bomber del nord Italia adesso è un frate.
Credo molto grazie all’influenza di questi king una nuova generazione fatta da gente come Enok, Raone e Kane dell’AKS hanno cominciato a dipingere oltre ad altri che hanno fatto un po’ di pezzi senza però dare troppo seguito alla cosa. Alcuni erano tecnicamente molto dotati e molto più portati di me. Mi dispiace che non abbiano continuato. La mia prima crew si chiamava “Fabuloso” (FBL) ed eravamo io e Sole che è attivo tutt’ora. Dopo alcuni anni sono entrato a far parte dell’AKS. Dem veniva a scuola anche lui a Piacenza ed è stato fra i fondatori dell’AKS. Lodi e Piacenza sono abbastanza vicine per cui anche Cook e Blyz venivano a Piacenza a fare dei pezzi all’hall of fame della Besurica dove nacque infatti la crew che all’inizio si chiamava ACS poi diventata AKS per evitare di sembrare TCS. Quel muro è stato fondamentale per conoscerci. Per anni ho taggato Xen. Ho cominciato a scrivere mr Mondo nell’estate del ’99.

Non so come mai Piacenza avesse una scena così sviluppata in quegli anni anche se è la metà di Parma.
Forse la mentalità è gia un po’ più da Milanesi data una certa vicinanza con la Lombardia e l’interland di Milano.
Il fatto che Eron ha fatto il militare li ha aiutato parecchio. Rok e Ryal erano già due fuoriclasse. Praticamente fra i primi veri bomber del Nord Italia.
Parma prima che arrivasse Kyce in città e nascessero gli IK non aveva ancora una vera e propria scena di graffiti degna di nota che io ricordi.
Quali sono i primi segni che hai visto dal vivo e ti hanno colpito e perché?
Per andare a scuola prendevo il treno e sul lungo linea vedevo sempre un pezzo di Dose 3 che anche se ha prodotto pochissimo ha fatto qualche muro spettacolare. Poi vedevo un pezzo di Rok non finito con un puppet e una sua scritta “Welcome”. Quei pezzi li esistono ancora anche se sono un po’ scoloriti. Welcome rimane un pezzo incredibile anche per gli stili di adesso. Aveva spaziature e pesi fra le lettere perfetti. Lettere sul genere un po’ Bando e dei riflessi a stella fantastici.
Vedevo poi alcuni pannelli in stazione. Alcuni erano ricorrenti perché non baffavano come adesso. Me li ridordo tutti. I pannelli di Eron, Rok a un altro di Stand di Roma che aveva scritto Adam. Magari non era stato fatto in zona ma circolava li per qualche motivo.
Credi che ci siano stati dei locali o delle situazioni, istituzionali o meno, che possano aver contribuito al loro sviluppo?
Per quanto mi riguarda più che le istituzioni è stato più importante il contributo di alcuni privati che ci hanno concesso i muri delle loro fabbriche. A Fidenza devo dar molto credito per i muri a dei ragazzi che hanno iniziato dopo di me e sono stati molto bravi ad avere i permessi. Poi devo menzionare un negozio che fatto la storia nella nostra piccola realtà. Si chiamava Free Life e uno degli attuali proprietari è stato uno dei primi skater della zona nonché surfer e stimato shaper di tavole da surf di cui parlavo prima.


Lui grazie anche al contributo di altri ragazzi che frequentavano il negozio ha avuto in concessione dei muri che desideravo da anni ma che non ero mai riuscito ad ottenere. Uno di questi è il muro di una ex fabbrica. La nostra mitica Carbochimica.
Attualmente è nella lista delle zone più inquinate d’Italia ed è chiusa alla produzione da molti anni. I suoi muri li amo e sono su una strada di grande circolazione. Dietro i muri spuntano delle grosse cisterne dismesse in acciaio che donano una certa “atmosfera”. Per dipingerci devo combattere con i rovi e le colonnine ma li apprezzo anche per quello. Dipingere su muri più pettinati è comodo ma da meno soddisfazione. Adattarsi fa un pò parte del mio modo di dipingere. Apprezzo un sacco quando vedo nomi storici e king assoluti che dipingono su muri scrausi ma percepisci dal loro pezzo che si sono divertiti lo stesso e hanno dato valore alla cosa. Per fortuna le zanzare non mi amano. Se no dipingerci sarebbe un problema.. Nelle vasche dove una volta scorrevano composti chimici adesso si sono formate delle pozze e in certi periodi dell’anno senti gracchiare le rane mentre sbomboletti. Insomma; è la mia superficie del cuore dove pittare come anche i muri dello skatepark di Fidenza.
Al Free life Skate Shop potevo trovare anche bombolette di grido, fanze e tappini, cosa assolutamente non scontata. A 15 anni aspettavo le mancia dei nonni e lavoravo alla campagna dei pomodori estiva per poter comprare le talken in colorifico. A prezzi assurdi tra l’altro. Quando avevo 16 anni andavo apposta nel garage di alcuni writer storici Milanesi per comprare le Belton e le Multona e già era un mega upgrade. Poi la cosa era migliorata ulteriormente e compravo le felton con il tappo femmina da un writer di Piacenza. Quando al Free Life hanno cominciato a tenere le bombole e le fanze non mi sembrava vero. Il negozio aveva organizzato anche delle piccole Jam ma molto ben fatte. Saper organizzare le cose non è da tutti. Io a quanto pare non sono tagliato in questo. Era difficilissimo che mi dessero degli spazi e non sono mai riuscito a organizzare una vera e propria jam. Per fortuna i ragazzi che sono arrivati dopo di me erano pìù bravi a trattare con le istituzioni e sono riusciti ad ottenere alcuni muri di ex fabbriche molto belle. Il Giappa del Free Life Skate Shop aveva organizzato una jam dove c’era Blef che, oltre ad aver dipinto il giorno prima, faceva anche il giudice. Oltre a i miei soci Cook, Peio, Kane, Raone, erano venuti anche altri writer giovanissimi che poi sarebbero diventati molto conosciuti come Smoy e Goner, anche se quel giorno non avevano dipinto. Sono piccole cose ma vedere Fidenza ospitare dei writer “affermati” per me era magico. Sopprattutto dopo anni a dipingere solo in coppia con il mio socio Zenk aka Koma dell’OK. Sicuramente ai margini delle scene sfavillanti delle grandi città.
Una cosa di cui sono fiero è di essere riuscito infatti, nel corso degli anni, a portare tanti writer amici a Fidenza. Negli anni, sul muro della carbochimica e dell’autostrada, hanno dipinto numerose volte i vari Suede, 108, Peio, Kane, Raone, Dem, Cook, Koma ma anche Lyra, Punto, Mine, Horror, Mecks, e sono transitati anche Ryot aka Orion, Peeta, Yama e Zagor degli EAD. Sapere che questi writer hanno lasciato il segno nella mia cittadina mi riempie di orgoglio.
Prima di avere la patente spostarsi per fare i pannelli era un problema per cui ripiegavo sui merci che lasciavano a Fidenza in quel periodo. Purtroppo non più. Visto che non ero nato a Milano o New York ma neanche Bologna, ho cercato di trasformare la mia cittadina e la vicina Salsomaggiore nella mia New York tascabile. Come dice Il mio amico e compagno nell’Ok Pira aka Suede, il vero ghetto in Italia è la provincia.
Una volta proprio con Suede, Peio e 108 siamo andati a taggare in un sottopassaggio di Fidenza i nomi di alcuni writer di New York tipo Cope 2. Ovviamente per ridere. E’ da toy ma è stato troppo divertente. Abbiamo fatto anche una murata su un muro bassissimo, scomodissimo e pieno di colonnine perché aveva le reti dietro come i campetti di new York e la cosa ci faceva ridere. Ovviamente ci siamo fatti le foto davanti ai pezzi in pose assurde ma sdraiati perché il muro era troppo basso e se stavamo in piedi rendeva male. Suede aveva scritto Smeck Down. Cose da gruppo Ok insomma…
Nel tempo, come è evoluto il tuo rapporto con queste forme d’espressione? Hai una opinione rispetto al modo nel quale queste forme si sono evolute nell’arco degli anni, fino ad oggi?
Ci sono state sicuramente tante epoche e tanti cambiamenti. Ricordo il periodo CKC. Pensavo che più in alto di così non si poteva arrivare ma poi invece sono arrivati i Lords of vetra con un approccio totalmente diverso. Quando ero stato in un negozio di bombole a Monaco di Baviera, il tipo del negozio mi aveva fatto poco carinamente notare che secondo lui la scena italiana nel 98 era ancora molto indietro rispetto a quella tedesca dove i graffiti erano arrivati prima. Ci rimasi male ma capisco cosa voleva dire. Nel frattempo però l’Italia ha attraversato diverse epoche e molte crew hanno fatto la storia anche in Europa. Una cosa che mi sento di dire però è che la scena Italiana di fine anni 90 e primi anni 2000 aveva degli stili molto originali e meno omologati. In quel periodo c’era molto attenzione ad avere uno stile personale. L’altra faccia della medaglia è che per avere uno stile originale a volte le lettere prese singolarmente non erano il massimo proprio perché la ricerca dell’originalità a tutti i costi a volte risultava in pezzi un po’ fragili sotto l’aspetto tipografico convenzionale.
Gli stili fighissimi ci sono anche adesso ma l’influenza di certe scene come quella svedese o lo stile New York anni 80 forse ha appiattito un po’ i canoni. Non è che è meglio o peggio ma mi sembra così. La vita è sempre più frenetica e forse anche nei graffiti c’è una fretta eccessiva di portare il nome alla ribalta e a qualunque costo. La ricerca estetica e stilistica talvolta mi sembra che passi troppo in secondo piano rispetto alla quantità della produzione. Un po’ come se l’unica cosa che conti sia fare girare il nome il più possibile e lo stile con cui scrivi non è così importante.
La scena che mi aveva invogliato ad iniziare con i graffiti era meno sviluppata ma direi altrettanto interessante.
Cercherò di spiegarmi meglio con un esempio da professorone. Avevo visto un video su youtube di un famoso storico dell’arte italiano, federico Zeri, dove spiegava che erroneamente pensiamo agli antichi come a dei primitivi. Il fatto che nel 1200 non avessero una forma di tecnologia come quella contemporanea non significa che fossero indietro e meno avanzati. Era semplicemente una diversa civilizzazione da quella contemporanea. Infatti hanno avuto Dante e Giotto che sono considerati tuttora dagli esperti come la massima espressione artistica e culturale dell’Italia anche se al tempo l’italia non esisteva. Il 1200 è considerato il periodo di massimo fermento artistico e culturale dove grandi filosofi, matematici, architetti, artisti e letterati erano concentrati non solo nelle grandi città come nel rinascimento ma provenivano anche dai piccoli centri.
Trattandosi di un periodo molto remoto dal nostro facciamo fatica a comprenderne i canoni estetici e anche la lingua nel frattempo è cambiata. Gli antichi non erano indietro, primitivi o ignoranti perché non avevano l’iphone e le automobili. Erano semplicemente una diversa forma di civilizzazione ma altrettanto avanzata. Per i graffiti secondo me vale la stessa cosa. Il pezzo “Welcome” di Rok sul lungo linea di Piacenza, i pannelli di Dafne, quelli di Drop C, di Stand, per me non erano meno fighi delle cose che girano adesso. Sono soltanto cambiati alcuni canoni estetici e il livello degli strumenti di cui ci serviamo.
Adesso ci sono bombole con valvole fantastiche fatte apposta per i graffiti ma c’era gente brava e innovativa anche quando si usavano le Talken. Le Talken tra l’altro costavano molto ma non finivano mai. Adesso le bombole coprono molto e hanno gradazioni di colori fantastiche ma durano tre spruzzi.
Una cosa che non mi piace per niente è la corrente gangster nei graffiti che è arrivata negli ultimi 10 anni credo. Non la sopporto. Per quanto mi riguarda la bellezza dei graffiti illegali è quella di farli in spot bellissimi e dove è impossibile lasciare il proprio nome se non illegalmente. Menare o minacciare un macchinista del treno toglie bellezza al movimento e lo mortifica. L’aspetto hardcore dei treni è chiaro che è elettrizzante ma non mi piace la violenza nei graffiti.
Se vuoi scrivere il tuo nome non significa che devi per forza abbandonare ogni scrupolo e non aver alcun freno. Fare il gangster in Italia poi è facile. Vai a fare il fenomeno in Siria o Irak e vediamo. Fare il bomber e non aver paura delle conseguenze di una denuncia perché tanto hai scelto di vivere di crimine non lo trovo attraente. Preferisco quei Bomber che si fanno il mazzo come tutti lavorando, con vite abbastanza normali e che non ti aspetti che facciano i graffiti. Questo contrasto mi affascina di più. Capisco che quando hai 16-17 anni le figure di gente un po’ estrema siano intriganti ma molti di questi soggetti a distanza di anni sono solo dei falliti ai margini della società per giusta causa.
Se vuoi fare l’uomo della situazione lo fai nelle dovute sedi e con gente che ha i tuoi stessi mezzi fisici come avviene su un ring di pugilato. Se oltre a fare i graffiti sei anche un atleta degli sport da combattimento ma fai il gangster con un macchinista di 50 anni o un tuo coetaneo che per sport invece gioca a tennis allora sei un patetico fallito e frustrato.
Altra cosa che non mi piace molto è vedere un sacco di pezzi in fotocopia. Stimo di più chi sperimenta e si vede che prima di andare su treno o su muro ha lavorato tanto di bozze in casa.
Ci sono tantissime cose che mi piacciono dei graffiti al giorno d’oggi. Ho conosciuto dei bomber che per inquinare meno e consumare meno bombolette riempiono i pezzi a biancone e fanno attenzione a riciclare le lattine vuote. Questa cosa mi gasa molto.
Poi mi piace moltissimo che siano tornati i puppet e le illustrazioni nei pezzi. Anche su treno. Mi ricordano molto i graffiti che si vedevano su spray can art e subway art dove molte scritte erano accompagnate da puppet vari.
Le nuove generazioni hanno un dinamismo incredibile e si vede l’energia e determinazione che ci mettono.
Al momento i graffiti li vivo come un divertimento e una valvola di sfogo. Non ho la fregola di far girare il mio nome e dipingere come un matto ma questo credo sia dovuto un po’ anche alla mia età e in parte alle mie paranoie come quella contro le cose usa e getta. Purtroppo le bombole sono il massimo dell’usa e getta…
Mi piace molto pensare allo spot e selezionare il muro dove andrò a dipingere. Cerco di fare pezzi in posti o posizioni dove so che durano il più possibile. Per questo li faccio spesso in posti scomodi dove so che gli altri non me li copriranno. Non mi piace fare il pezzo solo per avere la foto. Mi piace camminare davanti al mio pezzo in diverse ore del giorno e in periodi diversi dell’anno. Con l’erba alta davanti al muro o con la neve e vedere la gente che ci cammina davanti mentre passeggia con il cane o va al lavoro. A volte mi siedo davanti ai miei pezzi e me li guardo mentre mi bevo un caffè americano d’asporto. Amo vedere il pezzo che invecchia e si screpola. Se devo dipingere solo per la foto e vederlo poi coperto dopo qualche giorno allora sto in casa a fare le bozze colorate a pennarelli che tanto vale. Consumo meno lattine e spendo meno.
Da un paio di anni ho ritrovato parecchio il gusto di dipingere. Il periodo più divertente forse è stato quando avevo 21 anni ed ero entrato a far parte dell’OK. Avevo trovato molte affinità con i miei compagni di crew sia nei graffiti che nella vita. Attualmente prima di pittare faccio parecchie bozze anche se non si direbbe…
Mi piace molto fare i pezzi con colori al quarzo e poi tagliarli a bombola. Usare i brand di adesso per dipingere è bellissimo ma mi piace molto anche comprare i colori a 3 euro di marche un po’ improbabili.
Mi sembra che ci siano ancora possibilità incredibili in Italia per i graffiti. Ora vivo a Londra ma qui secondo me è davvero un’altra storia. In Italia l’atmosfera è più relax e il fatto che a Milano abbiano dato in concessione moltissimi muri è una bella cosa. La cosa brutta è che in poco tempo sono scomparsi pezzi storici che resistevano da decenni come i pezzi dei TKA in via Pontano.
Non sto facendo pannelli da molti anni e la cosa mi manca ma con il lavoro che ho se venissi preso rischierei di vanificare i 5 anni di Università che mi sono serviti per prendere la mia licenza. Vedremo….
E poi c’è anche una questione ambientale. Lo stimolo me lo da molto Fidenza. I posti dove mi diverto di più a dipingere sono infatti Fidenza e Milano. Milano credo per il fatto che per me è sempre stata la città dei sogni da quando avevo 15, 16 e 17 anni e la cosa mi è rimasta. Dipingere a Milano per me è dipingere a New York. Fidenza poi è situata esattamente a metà fra Milano e Bologna ma data la dimensione, ha sempre avuto un legame più forte con Milano.
Instagram mi permette di vedere e seguire un sacco di writer che è una cosa bella. Ammetto però che continuo a preferire la carta stampata e le mie vecchie fanze che conosco a memoria.
Credo che i graffiti ormai sono come l’abbigliamento. Ci sono stili che ritornano e poi passano ciclicamente e allo stesso tempo robe nuove che escono. Mi è piaciuto molto vedere i nuovi trend dopo qualche anno di distacco pressoché totale dalla scena.
C’è un pezzo, una tag, che per te meriterebbe di essere riconosciuto istituzionalmente come rilevante dal punto di vista socio-storico-artistico-culturale per lo sviluppo di queste forme d’espressione?
Se parliamo delle mie zone nell’Emilia direi sicuramente il quartiere dell’infrangibile a Piacenza. Hall of fame illegali con pezzi dei TCS incredibili per l’epoca. Oltre a tag e bombing anche in altezza. Una micro Milano o micro New York nella provincia. Il pezzo Welcome di Rok e un TCS di Eron su una colonna in lungo linea a Piacenza li ho stampati in testa. Erano pezzi oggettivamente pazzeschi sotto il punto di vista tipografico. Alcuni pezzi dei miei soci 108, Suede e Peio a Fidenza me li sono guardati allo sfinimento perché credo che fossero davvero delle bombe come innovazione e forse il fatto che fossero in una cittadina e non a Milano, Berlino o Stoccolma era un peccato. Al di la di tutto però il muro della carbochimica di Fidenza è stato davvero un bel playground per noi dell’OK. Ci siamo divertiti.
Mi spiace che una parte del muro sia stata abbattuta. Un giorno spero di pubblicare un almanacco con le murate fatte alla mitica Ex Cip ed ex Carbochimica. Un almanacco OK…
Se invece mi parli in generale in Italia allora ci sarebbero un sacco di esempi ma i primi che mi saltano in testa sono certi pezzi di Rax e quando faceva l’effetto nebbia fra le lettere. L’esplosione di Robin degli RNS a Milano e di 2Cake. Mi hanno fatto impazzire i pezzi di Dumbo nei primi anni 2000. I treni sulle FN di Drop C. I pezzi di Eron sul lungo linea di Rimini. Quelli di Rusty che si vedevano dal treno vicino al livello. I pezzi di Stand e Pane sulla metro di Roma che vedevo su Tribe. Chob dei primi anni 2000 è stato qualcosa che non si era mai visto. Inupie di Barcellona è stato uno dei miei preferiti. C’e veramente troppa roba che mi sto dimenticando e che meriterebbe una menzione. Mi vengono in mente cose vecchie solo perché ho seguito di più quel periodo.