WRITING

Intervista a Texas (BBS, 3T, NERDS, WMN) – Bologna
di Pietro Rivasi

Anice/Texas appartiene alla terza generazione di writer bolognesi, quelli che iniziarono a considerare i treni FS e della Suburbana come loro target principale, riuscendo in pochi anni a creare un network internazionale e coeso, prima dell'avvento di internet.
Dal
1994
Crew
BB'S, 3T, WMN, NERDS
Città
Bologna

Intervista a Texas (BBS, 3T, NERDS, WMN) – Bologna

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WRITING

Intervista a Texas (BBS, 3T, NERDS, WMN) – Bologna
di Pietro Rivasi

Anice/Texas appartiene alla terza generazione di writer bolognesi, quelli che iniziarono a considerare i treni FS e della Suburbana come loro target principale, riuscendo in pochi anni a creare un network internazionale e coeso, prima dell'avvento di internet.
Dal
1994
Crew
BB'S, 3T, WMN, NERDS
Città
Bologna
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Anice/Texas appartiene alla terza generazione di writer bolognesi, quelli che iniziarono a considerare i treni FS e della Suburbana come loro target principale, riuscendo in pochi anni a creare un network internazionale e coeso, prima dell’avvento di internet. Da alcuni anni cura una delle pagine più interessanti sulla old school italiana sul sito dei BBS.

Quando hai sviluppato interesse verso il writing e/o arte urbana più in generale?

Nel 1991 la mia classe si fuse con un’altra sezione per motivi di numero, e lì trovai due nuove compagne, la Gus e la Tony, che vivevano già in un mondo un po’ underground. Furono loro a parlarmi dell’Isola nel Kantiere, che purtoppo era stata da poco sgomberata e la vidi e fotografai solo dall’esterno, già murata dalla polizia. Furono poi sempre loro due a portare in classe delle cartoline milanesi con dei graffiti di via Pontano e Martesana e per qualche motivo venni attratto da questi disegni a spray.

Portone dell'Isola Nel Kantiere appena sgomberata - Archivio Texas
Portone dell’Isola Nel Kantiere appena sgomberata – Archivio Texas

Cominciai ad aprire gli occhi in quel momento e mi accorsi che anche a Bologna ce ne erano alcuni sparsi per la città e cominciai a cercarne altri. Quello stesso inverno, io con pseudonimo di AN.ICE, datomi dal mio migliore amico FedeM, ci facemmo un sabato sera percorrendo molte strade del quartiere S. Stefano a taggare con il famoso marker nero a scalpello; lui faceva una bellissima φ greca maiuscola, io un imbarazzante Anice con influenze punk prese da alcuni film.

Mi piacerebbe avere delle foto da mostrare ma purtroppo non li fotografai, perché ricordo bene anche la debole emozione che provai i giorni successivi a vederle in giro, molto lontana da quella che provavo a vedere i graffiti; per questi motivi smisi subito di taggare (e adesso si capiscono tante cose).

Come era la situazione nella tua città all’epoca, riguardo queste forme d’espressione?

Quando cominciai a cercare i graffiti a Bologna, mi accorsi che c’era un bel fermento in atto, comparivano pezzi lungo le strade, quindi certamente illegali e fatti di notte come avevo sempre immaginato. La tag di Dado col cuore era una di quelle che intercettavo maggiormente, assieme alla Paperella di Pea Brain, alla K cerchiata di Kaneda e agli FCE di Shorty e Wolf. Ci volle più tempo per decifrare invece le tag di Easy 5 e Duke-T, e ancora di più per dare un senso alla mania multinome di Dumbo/Dayaki/One Shot/Dart.

Per quanto riguarda i pezzi veri e propri, chi dominava era già Rusty, soprattutto in spot singoli che spuntavano come funghi dopo una giornata di pioggia. Quando poi cominciai ad esplorare altre zone ricche di muri grigi, scoprii altri nomi come Mambo, Side, Ciuffo, Shan-R, ricordo pure uno Swan che fece due belle serrande in via Santo Stefano.

C’erano già segni riconducibili a questi movimenti nelle città che frequentavi?

Andavo spesso a Rimini, dove però non vidi mai il lungo linea perché era quello verso Pesaro e il treno proveniente da Bologna si fermava prima. Però passava sopra al famoso canale e dal finestrino si vedeva tutto il colore dei pezzi; raggiungerlo a piedi fu facile e infatti lo fotografai già nel ’92. A quel tempo regnavano le tag di Nore, che più tardi scoprii che erano dello stesso Eron/One Art. Lungo il canale scriveva Uzy, che poi divenne Reoh, e c’era tanta roba comunque dei 38 squad. Nel ’93 salii a Milano a vedere via Pontano e zone limitrofe. Avevo trovato alcuni indirizzi in alcuni articoli di giornali e riviste che ogni tanto consultavo in biblioteca.

Quali sono i primi segni che hai visto dal vivo e ti hanno colpito e perchè?

La prime cose che ricordo vivamente furono le tag col cuore di Dado e il pezzo di Wolf giallo e marrone, ma quelli che mi emozionarono di più furono due murate illegali di Rusty, i famosi Remain in Memory e poi Blind justice perché mi accorsi che qualcuno aveva imbiancato e poco dopo, quando ripassai in motorino, c’erano i due mega pezzi colorati che spiccavano in mezzo a tutto quel grigio. Leggere Blind Justice fu un parto, può essere che me lo spiegò qualcuno, ero troppo in erba per decifrarlo.

Remain in memory di Rusty SPA - Foto archivio Texas
Remain in memory di Rusty SPA – Foto archivio Texas

Credi che ci siano stati dei locali o delle situazioni, istituzionali o meno, che possano aver contribuito al loro sviluppo?

In quei primi anni ’90 gli unici posti che mi vengono in mente sono i Centri Sociali, dove oltre a trovare dei pezzi, magari conoscevi pure il writer. Negozi dedicati alla vendita di spray e altro materiale per graffitari ancora non ne esistevano, e beccarsi in ferramenta dove tentavi magari di rubare qualche bonza non era molto indicato. Il massimo momento di aggregazione restavano però le jam che qualche santo riuscì ad organizzare e si sono meritate un posto nella storia del writing italiano, Tinte Forti ’93, Indelebile ’94/’95/’96, Juice ’96 queste le più grosse a cui partecipai, da spettatore purtroppo.

Nel tempo, come è evoluto il tuo rapporto con queste forme d’espressione?

Lavorare con gli artisti non è mai stata una mia aspirazione, come fare io stesso l’artista. Il writing rimane una mia grande passione, che continua a farmi conoscere nuovi amici e soprattutto adoro condividere esperienze sul tema. Ho dipinto assiduamente per pochi anni, che mi hanno regalato momenti indimenticabili. Non ho organizzato alcuna manifestazione ma recentemente posso dire di aver contribuito in maniera importante a ricreare una jam stile anni ’90 che è stata molto apprezzata da chi ha partecipato.

Hai una opinione rispetto al modo nel quale queste forme si sono evolute nell’arco degli anni, fino ad oggi?

Ho perso il filo conduttore vent’anni fa, quando mi consideravano una specie di bibbia o guru per il mio interesse più orientato alla storia del writing che alla sua evoluzione. Ho provato per un attimo a colmare questo gap per comprendere i writers di oggi con stili diversissimi dai miei anni; ho concluso che è meglio lasciar stare a sto giro e mi dedico a godermela seguendo il flow …nuovi amici che vengono e questo mi piace.

L’asse Bologna Firenze: come e quando nasce, quanto dura, chi sono i protagonisti…?

I fiorentini furono tra i primi che conoscemmo quando cominciammo a muoverci per dipingere altre yard, loro da paraculo si presero subito il promettente Longe in PR e lasciarono me e Chob a giocare con la WMN. A fine ’97 mi sembra, Chob oltre a scazzare con il Longe si spostò a Milano con Fish e io mi ritrovai da solo a dipingere, quindi mi attaccai ai fiorentini tanto che poi entrai nei NERDS, comunque fu la mancanza di bolognesi in action a spingermi oltre appennino e disegnare parecchio sui loro metropolitani.

Texas 3T 1997
Texas su un “metropolitano”, 1997

Cosa ti ha fatto propendere per dipingere principalmente i treni anziché fare bombing in città, cosa molto più comune all’epoca? C’era competizione con le altre città che “mandavano” pannelli verso bologna?

I treni nacquero per caso. La yard era di Treno e noi ci spostammo fuori Bologna per fare un autobus, per procedere a piccoli passi; quella sera però c’era una strana mossa e Chob suggerì di provare i treni a Faenza. Fu così che Io, Erik, Longe e Chob sverginammo la yard di Faenza… correva l’anno ’96. Poi, come puoi immaginare, ci prendemmo tutto il Ravone, mantenendo un rapporto distaccato ma rispettoso verso Treno che l’aveva aperta. Facendo tanti interregionali che viaggiavano per tutta Italia, trascorrevamo tantissimo tempo in stazione per fotografarli di giorno, e lì vedevamo anche i pannelli di tanti altri writers soprattutto di Milano, Ancona, Piacenza e Genova …erano forti emozioni che ci stimolavano a fare sempre di più e meglio… poi vabbè, la prima volta che vidi Cadorna e le Ferrovie Nord capii perché non girava tanta roba dei Milanesi sulle FS… cazzo avevano devastato tutte le Nord con dei pannelli da 100 e lodeLordz of Vetra in cima a tutti.

Texas 3T RB su interegionale "rosso" 1997
Texas 3T RB su interegionale “rosso” 1997

Ad un certo punto, smetti di dipingere attivamente, in un momento di fortissimo fermento locale ed internazionale. Credi che quello che è successo a te, abbia influenzato anche la scena bolognese nel senso più ampio? Come mai secondo te in quel periodo, c’era così tanto accanimento, forse mai più verificatosi, contro i writer?

Il mio fermo forzato fece capire a tutti che a Bologna la pacchia stava finendo, e tutti cominciarono a stare più attenti, ma dipingevano costantemente ugualmente. Ho sempre voluto pensare che il mio fermo abbia poi fatto diventare i BB’S i bombers per cui sono stati tanto amati… perché io gli ho sempre rotto i coglioni sulle tag nei centri storici e comunque ostacolavo un po l’attitudine del devasto. Una volta che mi sono tolto dal cazzo finalmente hanno potuto esprimersi al meglio!

Ecco questo è il mio maggior contributo al successo dei BB’S.

Che ruolo pensi possano aver avuto Arte di Frontiera prima, e Phase II successivamente, nello sviluppo della scena bolognese?

Ho scoperto Arte di Frontiera solo molti anni dopo la mostra, anche perché nell’84 ero molto piccolo, e credo che per lo stesso motivo la stragrande maggioranza dei writer di Bologna non sia riuscito a visitarla di persona. Sul mio percorso dunque non ha avuto alcuna influenza. Per quanto riguarda Phase 2, i primi contatti ci furono nel 1993 quando dipinse insieme a Vulcan una parete immensa del Link scrivendo un bel pezzo di storia, li conoscevo entrambi di fama ovviamente e vedere la loro murata fu emozionante.

Phase 2 e Vulcan a Bologna - foto archivio Texas
Phase 2 e Vulcan a Bologna – foto archivio Texas

Da quell’anno Phase 2 fu molto presente in regione con diverse murate tra Bologna e Rimini, pezzi che fotografafo e archiviavo volentieri perchè , nonostante li decifrassi con grande sforzo, restituivano una bella proporzione sulla parete ed erano di grande impatto visivo. Phase 2 però era molto schivo e difficile da inchiodare e le occasioni per parlarci svanirono in fretta anche perchè già all’epoca avevo altri miti che mi ispiravano. Arrivando poi al 1996 quando iniziammo l’attività sui treni, i punti di riferimento mutarono maggiormente; inoltre in crew nessuno amava i wild style e anche gli spazi e i tempi stretti dei pannelli ci portarono a sviluppare del lettering più leggibile e semplice nell’esecuzione.

Mi puoi parlare un po’ della vostra attività, come Bologna Bombers, negli spazi istituzionali?

Nel 2014 ci fu Bombers all’Inferno, e fu quella l’occasione in cui ripresi i contatti con tutti i BBS, interrotti per diversi anni. Facemmo la chat di gruppo per non perderci più di vista, in parte l’idea funziona ancora, e si decise di portare la crew a un livello diverso dai graffiti. Dopo la mostra da Spazia, ma già durante, decidemmo di prendere la strada delle performance e soprattutto di non legarci al binomio graffiti su muro – graffiti in galleria.

Utilizzo la mostra del 2014 per esporti il mio rapporto con l’arte al di fuori dei graffiti: alla prima riunione i ragazzi mi dissero subito che “siccome c’erano pochi spazi per esporre” sarebbe stato meglio se qualcuno di noi non avesse partecipato come artista, e quel qualcuno era riferito a me.

Potresti pensare che non sia stato carino, ma invece i ragazzi da questo punto di vista mi conoscono molto bene, io al di fuori del writing non saprei proprio come altro esprimermi, e sono certo che non mi interessi. Il supporto che poi ho dato nei successivi Mono (la meglio cosa che abbiamo mai realizzato), Graffishing e BBSXX, è sempre stato di tipo logistico e pratico, sbrogliavo delle matasse soprattutto e ci mettevo della pilla se richiesto. Mi prendo il merito della sola Jam Per un pugno di writers, realizzata con l’aiuto del Mesta comunque, per il solo fatto che il mio interesse era restituire a writers invitati un po’ della stima che provavo per loro da anni. Ho cercato di coccolarli al meglio delle mie possibilità per regalargli una convention stile anni ’90 come quelle a cui sognavo di partecipare in quegli anni; e direi che, nonostante il tempo che non ci è stato amico, la jam sia riuscita molto bene, avevamo anche una line up da paura.

Locandina Bologna Bombers 1998 - 20 anni di danni Jam Bologna 2018
Locandina Bologna Bombers 1998 – 20 anni di danni Jam Bologna 2018

Condivido molto la strada che i Bombers hanno intrapreso e li sostengo per quanto possibile, ma a me piace solo dipingere con gli amici e se mi vedi in una galleria con graffiti alla pareti stai sicuro che sono li a bere birra e parlare di pezzi con qualcuno della scena.