“Estensi a canestro” di Collettivo FX. A cura di Carla Barbieri

Troppo spesso oramai la street art sta diventando pura arte decorativa, esibita sia nei quartieri della Parigi bene come nelle periferie degradate, dove purtroppo resta l’unica cosa bella da vedere, quasi sempre pagata dall’Amministrazione pubblica che se ne fregia in mancanza di interventi urbanistico-sociali più necessari.
L’opera del Collettivo FX presentata ufficialmente ieri al parco XXII aprile di Modena, “Estensi a canestro”, non appartiene a quest’ultima categoria.
Intanto è un lavoro partito dalla richiesta di una associazione, Modena Sobborghi, che dal 2019 lavora su quel parco realizzando iniziative culturali proprio al centro della peggiore periferia tossica e malfamata, almeno secondo la vulgata. Inoltre l’opera intercetta la carenza o la cattiva manutenzione del luogo dedicato ai ragazzi grandi, quelli che giocano a pallone, cercando di interpretare la funzione polivalente dell’anfiteatro all’interno del quale viene a trovarsi il campo polivalente inaugurato ieri.

La stanza disegnata dal collettivo all’interno dell’anfiteatro mostra una fantastica partita di pallone tra i giocatori storici del Modena F.C. e le divinità affrescate nel XVII secolo da Boulanger nella mitica villa d’oro, come era popolarmente conosciuta la Villa Pentetorri, delizia di campagna dei duchi estensi, distrutta nell’ultimo e più violento bombardamento della seconda guerra mondiale.
Questa opera di Collettivo FX si pone completamente al servizio dei ragazzi che vi giocano sopra, già dall’inaugurazione, e non ha timore di venirne a poco a poco distrutta perché vorrà dire che tanti ragazzi vi avranno corso, saltato e palleggiato sopra. Solo così l’opera avrà raggiunto il suo scopo.

Vista da vicino si legge orizzontalmente, si vede Olimpo che si lancia nella lotta impari coi poveri calciatori del Modena. Vengono in mente i giganti del non troppo distante Palazzo Te di Mantova che sembrano essersi presi una giornata di pausa per fare una partitella a pallone. Su una parete della stanza ritorna anche la scritta non dimenticata dai fanatici gialloblu che stava sullo stadio vero “Grazie a Dio non sono bolognese”. Se si alza lo sguardo, ma ad altezza di drone, si ha la visione complessiva della stanza, come poteva essere nel secolo XVII, coi mobili, il grande camino, e le figure delle divinità dipinte sul soffitto che tornano ad essere raffinate ornamentazioni.
L’inganno ottico ottenuto mostra non solo la grande e raffinata perizia artistica posseduta da Collettivo FX ma anche come ragazzi di oggi di fatto possano giocare a pallone dentro una sala fittizia della perduta villa d’oro. E questo perché la storia ha visto un succedersi di avvenimenti che sempre più hanno reso possibile la fruizione dell’arte da parte delle classi non solo aristocratiche.
L’opera di Collettivo FX è quindi anche simbolo di questa appropriazione pubblica dell’arte e della cultura, come sancito dall’articolo 9 di quella Costituzione nata dalla Resistenza. E a Modena la Liberazione ci fu il 22 aprile, giorno al quale il parco è dedicato.