“Mimetismo fitomorfo”, personale di Emiliano Properzi, presso Hobo Spazio Urbano a Modena

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Mimetismo fitomorfo”, terzo appuntamento di Hobo Spazio Urbano, è il titolo della nuova mostra personale di Emiliano Properzi, artista bolognese il cui percorso creativo e sperimentale inizia negli anni ’90 grazie al writing.

La selezione di opere su carta con tecnica mista racconta il lato più astratto della sua produzione, nel quale volti umani si mimetizzano tra forme cromatiche quasi oniriche.

Come in una vera Hobo Jungle, le contaminazioni sono all’ordine del giorno, e per questo in occasione della mostra, è nata una collaborazione fra Emiliano e Lola Love Studio Sartoriale.

Il risultato? Lo vedrete venerdì 9 giugno, a partire dalle 19, presso Hobo Spazio Urbano, lo spazio di via Carteria 104 a Modena inserito all’interno del progetto Dedalo dell’Associazione Culturale Stoff.

Il testo della mostra è questa volta affidato a Robert Kaltenhäuser, critico, curatore e autore di numerose pubblicazioni legate al mondo del writing.

 

 

Testo critico a cura di Robert Kaltenhäuser

Il Mimetismo Fitomorfo di Emiliano Properzi

“Non ho mai voluto sottomettermi a vincoli o regole, e non mi interessava nemmeno la bellezza estetica delle mie opere. Però, già appassionato di disegno e pittura (…) ho sempre aspirato a trovare nuove soluzioni formali”.

Queste affermazioni tratte da un’intervista ad un writer potrebbero valere anche per Emiliano Properzi, per quanto nel suo caso si potrebbe aggiungere che il suo processo di indagine artistica alla fine, una certa ricerca del bello pare decisamente esprimerla..

Guardalo ora – faccia a faccia.

La modernità ha prima visto l’arte divellere forma e soggetto e poi passare il resto del tempo a cercare di rimetterle insieme preoccupata del loro reciproco rapporto. In questa prospettiva, le opere di Properzi possono essere senz’altro considerate moderne.

La “post”modernità, nonostante la sua etichetta ingannevole, ha semplicemente aggiunto un senso di multidirezionalità: solo perché fai parte dell’avanguardia, non significa che tu sappia dove andare o che ci sia addirittura una strada da seguire, stai solo scattando in avanti, in un momento in cui gli altri non lo fanno. Continui a camminare verso l’ignoto.

Properzi sembra accettare anche questo.

Il cosiddetto Post-graffitismo, nonostante la discutibile etichetta, può denotare un’arte in qualche modo nata dalla pratica del graffiti-writing, o che quantomeno glie ne è in qualche modo debitrice. Che un artista voglia accettarlo o meno, se i criteri sono soddisfatti, il concetto può essere applicato.

Un artista formatosi attraverso una pratica sub-culturale e illecita, anche se sceglie di non evidenziare la questione utilizzando un nome differente da quello di strada come nel caso di Properzi, porterà sempre l’impronta di questa peculiare scuola, in un modo o nell’altro. Naturalmente questo approccio può concretizzarsi in modi sottili, come è certamente il caso dei disegni di Emiliano. Discernere queste tracce può sembrare ovvio per chi ne conosce il percorso, complesso per gli ignari non iniziati.

E, in definitiva, con graffiti writing, cosa intendiamo?

Un campo da gioco.

Mimetismo Fitomorfo raccoglie una serie di disegni che Properzi ha realizzato con tecniche miste negli ultimi anni. Le sue opere su carta, mostrano una qualità volutamente simile a uno schizzo, come a sottolineare la natura esplorativa del suo sforzo, mentre il ripetersi dell’orientamento e dei formati insieme alla dipendenza da una sotto struttura congenere, danno vita a una serialità che rafforza ulteriormente tale impressione.

Ogni opera ritrae un volto che esprime giocosità primordiale, visi animati da colori che evocano una giungla immaginaria. Non possiamo e non dobbiamo ricorrere a confronti impropri: a differenza delle decorazioni finto-organiche infatti, i graffiti selvaggi ci devono piuttosto riportare alla mente la l’invadenza delle piante infestanti che popolano gli spazi incolti. Così come graffiti di ogni tipo si nascondono nelle strutture, nelle ombre e negli angoli della proverbiale giungla urbana, il soggetto figurativo rappresentato da Properzi sembra fare capolino – più o meno nascosto – da un miscuglio di segni e colori, allo stesso tempo resti e richiami, delle passate tracce lasciate clandestinamente dall’artista nello spazio pubblico.

Passiamo in rassegna le linee dei disegni una per una, faccia dopo faccia. In un’accezione alternativa, il termine denota il fronte visibile delle cose, mentre in una più generale, ciò che è presente, non nascosto come una facciata rivolta verso la strada, o in senso figurato qualcosa da affrontare.

Trovandoci di fronte alle opere, dobbiamo affrontarle: qualunque siano i loro fatti e le loro sfaccettature formative, l’esperienza che esse hanno da offrire sarà vissuta prima di tutto intuitivamente. Macchie di vernice, un flusso di colori, linee dure in contrasto, campiture taglienti, incastri e motivi irritanti.

Un caos, un tutt’uno.

I volti colorati cui siamo dinnanzi richiamano e invocano antichi archetipi, catturano lo sguardo, ci fissano, attraggono e respingono, focalizzano, sfocano. Vicini, eppure fuori portata.

Ora, di fronte alle opere di Emiliano Properzi – cosa stiamo guardando?

In definitiva, un campo da gioco.

Ad arricchire l’esposizione, una opera sperimentale: Properzi ha realizzato uno dei suoi dipinti su un tessuto poi consegnato allo studio Lola Love per realizzarne un abito speciale, “un pezzo unico a quattro mani” come lo hanno definito loro stessi. L’idea, dicono, è nata da una chiacchierata informale davanti a una pizza durante la quale il ricorso al gergo è stato ampio da parte di entrambi. Forse per questo hanno battezzato il frutto del loro incontro “una bomba”.

 

Emiliano Properzi’s Fitomorphic Mimicry (english version)

“I never wanted to submit to constraints or rules, and I wasn’t even concerned with the aesthetic beauty of my works. However, I was already passionate about drawing and painting (…) I always had the urge to find new solutions…” this quote from a Graffiti writer’s interview might apply just as well to Emiliano Properzi. Although it could be added, that the finding process has ultimately sparked a certain concern with something like beauty none the less.

Behold it, now – eye to eye, face to face.

Modernity has seen art driving a wegde between form and subject just to subsequently indulge in a perpetuated bothering with their relationship and re-assemblage. In this sense, Properzi’s works can count as modern. ‘Post’modernity, despite its deceptive label, has merely added a sense of multidirectionality. Just because you’re in the vanguard doesn’t mean you know the right direction. Or that there even is one. You’re just adding a bit of distance to time, at a time when others don’t. You keep walking into the unknown. Properzi seems to accept that, too.

Post-graffiti, despite its debatable label, can denote an art that somehow grew out of, or owes to, a probably past practice of graffiti writing. Whether an artist wants to accept it or not, if they satisfy the criteria, the concept applies. An artist who found his formation through the subcultural, illicit practice of writing, even if he choses not to put the theme and pseudonymously gained notoriety upfront, will always bear the imprint of this particular, peculiar school of art in one way or another. Of course this can materialize in comparably subtle ways, as is certainly the case with Emiliano Properzi’s drawings. Discerning these traces can seem obvious for those in the know, while likewise opaque for the unsuspecting uninitiated.

And, ultimately, with graffiti writing – what are we talking about?

A playing field.

„Fitomorphic mimicry“, now, exhibits a number of drawings that Properzi has been working on in recent years. Made in a mix of media – watercolour, inks, tempera and markers – on paper they display a deliberately sketch-like quality, as if to underline the explorative nature of his endeavour. Their striking restriction to A3 and A5 vertical formats and their decisive dependency on a congeneric substructure generate a seriality that further reinforces said impression.

A face is depicted in every piece, and these faces seem to stem from a primal playfulness, colourful creatures from a jungle of the imagination. We cannot and should not resort to questionable comparisons. Unlike the faux-organic, sanctioned and conceived ornament, always a marginal yet integral feature to its carrier, wild graffiti must be regarded as much more akin to the encroaching growth of tares and twiners. Just like these illicit inscriptions lurk from the structures, shadows and corners of the proverbial urban jungle they grow from, the representational subject here seems to lurk out – more or less concealed – from a jumble of traces and tints, remainders and reminders at the same time of the elements of past public piecing.

We pass by lines of drawings, one by one, face to face. In an alternative acceptation, the term denotes the visible front of things in a more general sense, the front, the present, presented, the unhidden, a side of a wall, a front, a façade, facing the street, or the figurative sense of facing something to be confronted.

Finding ourselves in front of the works, we must face it: whatever their formative facts and facets, the experience they have to offer will be enjoyed intuitively first and foremost. Blots of paint, a flow of colours, harsh lines in contrast, sharp shaped fields, interlocking, irritating patterns. A shambles, a whole. The colourful countenances we are facing recall and invoke ancient archetypes, catching the eye, staring us down, capture and repel, focus, defocus. Just within yet out of reach.

Now, facing the works of Emiliano Properzi – what are we looking at?

Ultimately, a playing field.

Then, as an extra, as an asset or an experiment, Properzi has handed over some of his drawings – done for the occasion on fabric, not on paper – to Lola Love Studio Sartoriale, who are specialized in remix and the use of leftovers. Cutting the painting apart and re-assembling it into a special dress, “a unique piece made by four hands” as the designers put it, has emerged. The idea, we are told, has been born talking over a pizza, and, sharing jargon, the involved parties have baptized their baby “a bomb”.

 


 

Emiliano Properzi

Nasce a Bologna nel 1979. Dopo essersi diplomato presso l’Istituto Statale d’Arte nel 1998, ha frequentato l’Istituto Europeo di Design di Milano ed ha conseguito il diploma nella sezione di illustrazione e animazione multimediale.

La sua spiccata connotazione espressionista, lo porta ad una rappresentazione grafica e pittorica della realtà e dell’immaginario, mediante una continua ricerca stilistica dei soggetti del tutto personale, ponendosi come obiettivo un forte impatto sia nei colori, sia nel tratto, che spesso diventano del tutto impercettibili, quasi inesistenti.

Il writing ha rappresentato una parte importante del suo percorso d’artista ed è riconosciuto a livello nazionale come un innovatore del genere.
Miscelando svariate tecniche, dallo spray alla pittura a rullo, ha realizzato opere murali originali che prendono come ispirazione diverse categorie di soggetti; da quelli del microcosmo naturale, alle periferie industriali abbandonate, fino a quelli più’ visionari ispirati al sogno.

Nel 2005 la prima mostra personale presso la libreria Modo Infoshop di Bologna. Nello stesso periodo è artefice della prima versione del progetto editoriale “Schiaffo Edizioni”.

Nel 2006 partecipa alla collettiva “Pensiero Stupendo” tenutasi presso Palazzo Sforza, Cotignola (RA) esponendo lavori pubblicati sulla rivista “Inguine Mah!Gazine”.

Nel 2010 inaugura la personale “Oltre la linea; visioni in notturna” presso lo Spazio Avia Pervia di Modena.

Nel 2016 partecipa al progetto “White Bin”organizzato da Hera insieme all’associazione Sabotage a Bologna.
Nel corso degli anni ha partecipato a numerose iniziative ed eventi legati all’Aerosol Writing tra cui il festival internazionale di Arte Urbana “ICONE” e “SMOKING MINDS-Urban Culture Event”.

 

Lola Love Studio Sartoriale

Creare, condividere, emozionare. Ma anche scrivere nuovi racconti seguendo la poesia delle trame di tessuti e materiali, per adattarle alle storie di chi incontra. Il suo lavoro non si può confinare in un solo luogo, perché è ricco di sfumature e contaminazioni, frutto di un mosaico di esperienze, percorsi e idee che alimentano ogni sua creazione.

La sua ricerca è continua e si muove fra i fili di mode e tendenze per creare abiti che vadano oltre i dettami della moda, seguendo prima di tutto la personalità di chi li indosserà.

Dal disegno del bozzetto, al sorriso di chi veste: i suoi capi su misura vogliono celebrare l’unicità delle persone, facendole sentire a proprio agio e rendendole felici.

“Credo nei tempi dell’artigianato, quelli lenti che indugiano sui dettagli e riscoprono il piacere di realizzare qualcosa pensando a qualcuno. Credo nel fare le cose con il cuore, al ritmo del battito di ciascuno.”

 

Hobo Spazio Urbano 

Lo spazio di via Carteria 104, affidato dal Comune di Modena – Assessorato alla Cultura attraverso il Bando pubblico “Carteria 26+104” all’Associazione Culturale Stoff con le progettualità e le finalità del progetto Dedalo, motore di un’azione progressiva di rigenerazione urbana e sociale in una zona del centro storico di Modena, ha riaperto le porte alla città grazie a una ricca programmazione artistica e culturale.

HOBO – Spazio Urbano è la veste con cui lo spazio si presenta al pubblico, grazie alla preziosa collaborazione con Gianmario Sannicola, a cui viene affidata la cura della programmazione artistica dello spazio, e a URBANER – Culture Urbane Emilia-Romagna, progetto nato nel 2020 dalla volontà dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Modena di riconoscere e valorizzare le culture che si formano in ambito urbano e che, in una prospettiva estetica, sociale e antropologica, generano talenti e tendenze in diversi campi.